Del perché c'è il bollino rosso all'ingresso del mio blog

Del perché c'è il bollino rosso all'ingresso del mio blog.

Voglio sentirmi libera di parlare di qualunque cosa gironzoli per la mia testolina con il linguaggio che riterrò più appropriato all'argomento o anche solo al mio stato d'animo del momento; e voglio che anche chi commenta i miei post possa fare altrettanto; ma non voglio urtare la sensibilità di nessuno. I contenuti forti di un blog non sono necessariamente legati al mondo del sesso: si può parlare in termini crudi anche di politica, religione o dei litigi col vicinato.
Io parlo e scrivo esattamente come vivo: pane al pane e vino al vino, chiamando le cose col loro nome, perché non ho mai avuto paura delle parole. Quindi amici e nemici, passanti di una volta e masochisti fissi, qui si scriverà di tutto, ergo chi vuole resti, chi non vuole vada.
Tutti i commenti sono benaccetti, anche le critiche, purché fatti con intelligenza (per chi la possiede) e con rispetto (che invece pretendo da tutti). Non ho messo la moderazione ai commenti e non cancellerò niente di quanto scriverete, ma ognuno si assuma la responsabilità di ciò che lascia ai posteri e sappia che corre il rischio che io gli risponda.
Rispetto le persone che si sentono offese da alcuni tipi di linguaggio o di argomenti: per loro ho messo le avvertenze sui contenuti del mio blog, ma è un'arma a doppio taglio, perchè chi continua a leggere poi non venga a farmi la morale! Al di lá di qualche imprecazione che non è necessario comunicare alla sottoscritta, non si curi di me ma guardi e passi...
Per sapere chi è lo smanettone con polluzioni notturne che ha reso necessario questo chiarimento andate a leggere il 'Post nudo e crudo' del 18 Settembre 2012

martedì 25 settembre 2012

Odiavo il mio nome


Questo è il terzo post del mio vecchio blog.
Nasce dalla rilettura di una delle mie agende, quella del 2001.
Quindi leggetelo collocandolo temporalmente nei miei 31 anni... Le frasi scritte al presente si riferiscono a quell'anno non alla Maria di oggi.
Molte cose sono cambiate da allora, non tutte in positivo, come molti di voi sanno:
la mia dolcissima mamma non c'è più e non aggiungo altro che se no ricomincio a piangere;
non odio più il mio nome, continua a non piacermi, nè su di me nè su altri, ma odiare è eccessivo per una cosa così stupida, perchè il nome è sì qualcosa che ci identifica all'anagrafe, è la prima cosa che diciamo agli altri per presentarci, ma non è la cosa che ci identifica come esseri umani: noi non siamo il nostro nome.
Piccola considerazione a margine: i genitori a volte per eccesso di amore commettono errori che poi i figli 'pagheranno' per tutta la vita; del resto fare i genitori è una cosa così difficile che forse non dovremmo giudicarli troppo severamente quando (e solo quando) ci accorgiamo che l'errore è in buona fede e che siamo amati più di ogni altra cosa.
Eccovi il post:

...omissis...
odio il mio nome, perché non lo sento mio, è come se non mi appartenesse; quando qualcuno lo pronuncia per parlare con me mi sembra come se si stesse rivolgendo ad un’altra persona, il che –mi rendo conto- è pazzesco dato che sono 31 anni che mi chiamo e mi chiamano così.
Qui le tradizioni sono molto forti ed è costume dare ai figli il nome di nonni o di qualche parente illustre (nell’ambito familiare s’intende!); a volte lo si fa per volontà altrui, per non ‘offendere’ un anziano; altre volte per proprio desiderio, come dimostrazione di rispetto nei confronti della persona che porta il nome scelto per il nascituro. Strano concetto di rispetto che hanno alcune persone…
Maria era il nome della mia nonna paterna; tutto sommato mi è andata bene, visto che in alcune zone sperdute della Sicilia ci sono ancora povere disgraziate che si chiamano Crocifissa, Addolorata o Immacolata!
Sono nata a Catania, dove ho sempre vissuto, il 13 Aprile 1970, alle 10 e mezza di sera, dopo 36 (dico TRENTASEI !) ore di travaglio… sin dal mio primo giorno ho creato problemi a mia mamma, e non ho mai più smesso, ma –di questo- parliamo dopo, se no perdo il filo!
Sono quasi sempre stata una bambina in carne (espressione gentile per dire ‘cicciottella’) e l’aspetto fisico è presto diventato motivo di grande insicurezza: tutte le mie amiche erano più alte di me, magre e formate; io ero bassina, decisamente tonda, senza tette e con un sederino molto poco ‘ino’… insomma, mi sentivo un Quasimodo in gonnella in un mondo con le proporzioni della Grecia Classica! Alle feste facevo sempre da carta da parati, perché nessuno voleva ballare con me; in compenso avevo un bel modo di ragionare, mi si diceva, cosicchè tutti, soprattutto i maschietti, mi cercavano per parlare, per avere consigli o semplicemente per sfogarsi.
Sono cresciuta pensando di avere un ‘cuore’ e, dentro di esso, un mondo che nessuno voleva conoscere, perché il ‘fuori’ non corrispondeva ai canoni in circolazione. Ho continuato a ‘coltivare’ il cervello (studiando) e lo spirito (leggendo), sempre più convinta –presuntuosa!- che il mondo non mi meritasse.
Alle scuole medie, ultimo anno, venne a fare una supplenza che si prolungò poi per l’intero anno scolastico, una giovane pittrice che ci insegnò un sacco di tecniche grafico pittoriche, oltre alla storia dell’arte fatta in modo così intelligente e ‘fresco’ che mi innamorai della materia (e della professoressa!); lei fu la prima a dirmi che avevo talento, a differenza dell’altra insegnante che mi obbligava a disegnare i soggetti da lei scelti, indipendentemente dal fatto che io li ‘sentissi’, mi obbligava a tenere la matita in un certo modo, ad usare i colori come lei diceva, ecc…
Con la nuova Prof. iniziai a disegnare e a dipingere, in particolare sulla stoffa; avevo 12 anni, da allora non ho più smesso. Dipingo su vetro e stoffa e –a volte- vendo i lavori che faccio; poi dipingo anche olio su tela, ma non su commissione, solo per piacere personale.
Dopo le medie avrei voluto fare il liceo artistico, ma mio padre, preoccupato per l’ambiente che girava attorno quel tipo di scuola, decise per il liceo classico. Crescendo ho capito che più della paura dei possibili ‘cattivi’ incontri che avrei potuto fare, ciò che lo preoccupava era il mio desiderio, il mio sogno di vivere dipingendo; davanti ai suoi occhi ero una pazza sognatrice ed avrei sicuramente fatto la fame. Non so se avesse ragione o torto, forse un po’ ed un po’: so che è un mondo duro probabilmente sarei davvero stata con le pezze nel di dietro, ma la passione era tanta, magari avrei anche potuto farcela… Non rinnego il liceo classico, mi ha dato tanto e buona parte di quello che sono oggi, lo devo al tipo di studi fatti durante quegli anni, in particolare Pirandello, Verga, Leopardi, la Filosofia ed il Greco; ma ciò che non gli perdonerò mai è il non avermi permesso di fare l’Accademia a Firenze; mi creò problemi anche su Architettura a Reggio Calabria, dicendomi che non c’erano i soldi per mantenermi lì, perché non avrei potuto fare avanti e indietro, quindi sarebbe stato necessario trovare una casa nei pressi della Facoltà... i fantasmi ritornavano nella sua testa, una femminuccia, la sua bambina, da sola, maschi intorno, famiglia lontana… il sesso… il discorso era tutto lì alla fine… mio padre ne ha fatte di cotte e di crude da giovane ed anche da meno giovane ed è convinto che TUTTI la pensino come lui.. io so, di questo sono certa, che non lo ha fatto per male, anzi! Voleva solo fare il mio bene: per il mio bene mi ha impedito di inseguire i miei sogni; per il mio bene lui e mamma hanno cercato sempre di bloccare la mia indole artistica (amo molto anche scrivere, si vede?); per il mio bene hanno fatto leva sulla mia insicurezza alimentandola (inconsapevolmente?), dicendomi che non ce l’avrei potuta fare a stare da sola senza di loro che mi aiutavano, a studiare, ad andare avanti; per il mio bene mi consigliarono di tenere a bada le mie ‘utopie’ perché io non avevo talento…perchè il talento è quello di uno come Michelangelo, gli altri (Picasso compreso) dovrebbero fare un altro lavoro e se proprio vogliono dipingere che lo facciano per diletto ogni tanto; per il mio bene hanno sempre cercato di fare le cose al posto mio, nell’assurda ma sincera convinzione di riuscire a farle meglio di me ed evitarmi gli errori che invece sono gli unici a farti crescere e formare diventando adulto.. per il mio fottuto bene mi hanno complicato l’esistenza!
Dopo il liceo classico, scartata l’Accademia di Belle Arti e Architettura, mi iscrissi in Economia; quelli sono stati anni da incubo, con pianti quotidiani, difficoltà di ogni tipo e scenate casalinghe; ogni volta che facevo trapelare la mia voglia di smettere, la risposta era sempre una sola: cambia facoltà, nessun problema, ma scegline una ‘seria’ (???), che so Giurisprudenza, Scienze Politiche anche se non è il massimo.. insomma quello che vuoi, purchè sia seria…
Gli anni passavano ed io continuavo a sognare ad occhi aperti , sperando che una volta ‘grande’ avrei potuto fare ciò che volevo; mi laureai, non so come, in Economia, tesi in Diritto Fallimentare, una delle poche materie che ho amato, votazione finale 105/110.. non lo dico per spacchiarmela, ma perché ne sono orgogliosa, per me non è stato facile, ho davvero buttato sangue su quei libri!
Dopo la laurea chiesi a mio padre di farmi fare l’Accademia a Firenze, in fondo lo avevo accontentato, gli avevo regalato i mie primi 25 anni di vita, ora volevo provare a dimostrare a me stessa che il talento lo avevo… a parole la risposta fu si; mi mise persino in contatto con una sua amica architetto che vive a Firenze… a parole… nei fatti i bastoni fra le ruote non si poterono contare… scema io a non impuntarmi, a non credere di più in me stessa…
Ora ho smesso di sognare.
Iniziai a fare pratica in uno studio commercialista, perché era da poco entrata in vigore la legge che prevedeva tre anni di praticantato obbligatori prima di tentare l‘esame di abilitazione all’esercizio della professione di dottore commercialista; il Dottore che mi seguiva, pseudo amico di mio padre, non mi insegnò nulla, anzi: facevo di tutto tranne quello che avrei dovuto; ero impegnata solo tre mattine a settimana e per il resto non trovavo lavoro, così decisi di continuare a studiare per tenere la mente allenata; ma –pensavo- in un curriculum cosa posso scrivere, chi mi crederebbe? Mi iscrissi a Legge, sapendo che, indipendentemente dal completamento di questo secondo corso di laurea, avrei potuto dimostrare di aver dato le materie esibendo il certificato relativo agli esami sostenuti. Ben presto, però, mi resi conto di non farcela, la mia mente era stanca e non ne poteva più di incamerare nozioni senza un perché finale… sono crollata l’anno scorso, non ho dato alcun esame e non mi sono reiscritta; non ho fatto nemmeno la rinuncia, perchè mi avrebbero annullato la carriera fin lì faticosamente costruita… se voglio, posso sempre ricominciare pagando le tasse arretrate, purchè entro 8 anni dall’ultimo esame sostenuto. Non credo proprio che lo farò!
Non ho fatto nemmeno l’esame di abilitazione, perché il solo pensiero di fare la commercialista mi fa venire la nausea e non in senso figurato. Tre anni in uno studio sono stati sufficientemente illuminanti da questo punto di vista, perché anche se io non facevo nulla di ciò che la mia laurea prevedeva, mi guardavo intorno e ascoltavo…
Il primo ragazzo l’ho avuto alle medie; non ci siamo mai nemmeno baciati, solo mano nella mano, per due anni. A 16 anni la prima vera storia, il primo uomo (???) della mia vita, 9 anni più grande di me; ai miei andava a genio, di famiglia molto perbene, come si dice da noi, o –meglio- come dice mia madre; che poi fosse un coglione smidollato poco importava…
Che scema, ottusa che sono stata, come ho fatto a non capire tante cose… 8 anni della mia vita buttati nel cesso ed una ferita che non si riesce a cicatrizzare… ed un miliardo di complessi e strascichi psicologici… un uomo talmente insicuro da avere bisogno di umiliare continuamente la propria compagna pur di dimostrare a se stesso di valere qualcosa… e, nel contempo, di portarla in pubblico come su un vassoio d’argento, con regali costosi e preziosi, come a dire: io posso! Per lui sono stata un bel soprammobile, un oggetto da mostrare a tutti dicendo ‘è mio!’. A modo suo (molto suo) mi ha amata; soprattutto nell’ultimo periodo penso si fosse affezionato veramente a me. Ma la sua testa non poteva collimare con la mia, proprio non poteva.
Ricordo una litigata furibonda perché voleva a tutti i costi regalarmi una pelliccia… a me! Iscritta a Legambiente, LAV, WWF, Green Peace e chi più ne ha più ne metta… Non c’era verso! Smise di insistere quando gli urlai in faccia, davanti a tutti, che l’avrei fatta a pezzi senza nemmeno indossarla… in fondo (almeno) da questo punto di vista mi conosceva, lo sapeva che lo avrei fatto… ma erano già gli ultimi anni della relazione, quando, lentamente si, ma inesorabilmente, stavo crescendo, finalmente stavo crescendo… e stavo aprendo gli occhi.
Avevo 24 anni quando lo mandai a quel ben noto e affollato paese; a casa fu uno shock; il ’95 fu un anno terribile: da un lato io spingevo per fare le mie esperienze, per essere ciò che volevo, dall’altro i miei vivevano questa mia esigenza come un improvviso attacco di follia; la loro figliola ha lasciato la vecchia e sicura strada ed ora sta sbandando.
Notazione a margine: perché uscire da sola e con le amiche per andare a bere in un pub alle dieci di sera significa sbandare? E perché è più logico dire che ho sbandato dopo aver lasciato e non, come sarebbe vero, che ho lasciato perché ho sbandato? Io avevo finalmente capito che cosa ero dentro e come volevo vivere; non c’era più posto per lui nella mia vita, non era il tipo di uomo che volevo accanto, non poteva condividere le mie scelte, né io le sue; non eravamo semplicemente differenti, ma incompatibili.
Il ’95 è stato anche l’anno della laurea, del secondo buco nell’orecchio, delle mie idee di estrema sinistra finalmente sbandierate ai quattro venti, della musica rock ad alto volume, dei jeans scoloriti, del mi vesto come cazzo mi pare, perché voglio sempre sentirmi in sintonia con me stessa, tanto la gente (quanto odio ‘la gente’) pensa comunque male se vuole…
Seconda notazione a margine: una volta tradussi dal greco una favola: un vecchio ed un bambino passavano di città in città attraverso la Grecia; portavano con loro un asinello ormai avanti negli anni. Ogni volta che attraversavano il mercato dei vari posti dove andavano, qualcuno commentava a voce alta: ‘ma guarda quel bambino, che cattivo cuore deve avere, lascia che quel povero vecchio cammini a piedi pur di stare comodamente seduto sull’asino!’. Allora il bambino scese dall’animale per farvi salire il vecchio. Il giorno seguente altra città, altro mercato, altri commenti: ‘ma guarda quel vecchio crudele, lascia a piedi un bambino e sta seduto sull’asino!’. Allora anche il vecchio scese e proseguì a piedi. Il giorno successivo ennesimo mercato, ennesimi commenti (anche nell’antica Grecia mai nessuno che si facesse i cazzi suoi!!!): ‘ma guarda quei due stupidi, hanno un asino e nessuno dei due lo usa!’. Infine, il giorno seguente, si sentirono urlare dietro: ‘gente con poco senno, in due su un asino, quel povero animale non reggerà a lungo e vi toccherà andare a piedi entrambi!’.
Quanto ho imparato dalla letteratura greca! Credo che l’aneddoto che ho raccontato si commenti da solo.
L’altra grande storia della mia vita è durata 2 anni e mezzo; lui era più piccolo di me di circa tre anni. Ho dei bellissimi ricordi di quel periodo, sono stata bene, solo ad un certo punto mi sono accorta di non amarlo più ed ho chiuso. Ho commesso degli errori e l’ho fatto soffrire, è l’unico rammarico che ho.
Nella mia vita ho sempre avuto a che fare con medici ed ospedali, per vari motivi: quando io faccio una cosa, la faccio bene! Nel novembre del ’97 ho iniziato ad accusare forti dolori all’altezza delle ovaie; io e lui stavamo ancora insieme e tutto sembrava filare liscio, sia pure con qualche momento di stanca da parte mia. Iniziò un periodo orribile di visite, analisi, prove e contro prove. Mi accorsi che proprio in un momento così delicato della mia vita io non sentivo il bisogno di averlo accanto; non era un sostegno, ma un peso, una cosa in più a cui pensare. Ma non dipendeva da lui: ero io! C’erano serate che non mi andava di vedere nessuno, nemmeno lui, non mi andava di uscire o di parlare e lui passava da casa mia ogni maledettissima sera, cenava con me (in un certo senso ‘costringendomi’ a cucinare anche se magari a me andava solo una tazza di latte) e poi restava a guardare la tv e non andava via se non dopo che lo ‘buttavo’ quasi fuori a forza perché mi si chiudevano gli occhi e volevo andare a dormire. Arrivai a non poterne più e mi resi conto che non era amore, era finito tutto, così lo lasciai.
Iniziai una terapia che non solo non risolse il problema ma mi fece prendere quasi 10 chili; gli altri 10 circa glieli misi io per depressione: mangiavo e piangevo, così trascorrevo le giornate; niente lavoro, niente salute, amici troppo impegnati con la propria vita per aiutarmi a tenere in piedi la mia.. ‘ma tanto tu sei forte, ce la farai sicuramente’… quante volte me lo sono sentito ripetere… Sono forte, certo, perciò non è necessario darmi conforto... Oggi posso affermare senza paura di essere smentita che la forza che noi attribuiamo agli altri è solo un’alibi meschino per la nostra scarsa volontà di stare accanto a chi ne ha bisogno, anche solo con un abbraccio ed un sorriso…
Terza notazione a margine: cosa vuol dire essere forti, non cadere mai? Ma io cado, come tutti gli altri e mi faccio pure male. Essere forti non vuol dire essere indistruttibili. Allora cosa vuol dire? Non avere paura? Perché sono forte, forse perché rispetto alla media resisto un po’ di più prima di crollare? O perché mi rialzo in meno tempo? (Chi stabilisce quanto tempo è sufficiente? Quando è poco quando è molto…? ). E questo dovrebbe bastare per far credere che non ho bisogno degli amici? E’ vero, io stessa passavo dei momenti di ricercata solitudine, ma poi tornavo a metter la testolina fuori dal guscio e mi sarebbe piaciuto, ogni tanto, trovare qualcuno là fuori ad accogliermi con un sorriso…
Anche da questo ho imparato tanto, ho trovato soprattutto conferme a quanto avessi sempre sostenuto nel profondo del mio cuore: 1) quello che conta veramente è come una persona ragiona, tutto il resto, l’aspetto esteriore, i soldi, la posizione sociale… tutte cazzate… 2) il mondo continua ad andare in una direzione opposta al mio cuore.
Nell’ottobre del ’98 mi sono operata: da allora in poi, per tutta la vita, controlli ogni anno e dita incrociate.
Gennaio ’99: decido di riprendere in mano le redini della mia vita: mi metto a dieta, ricomincio a fare sport, trovo anche un lavoro… ma di uomini neanche a parlarne; ogni tanto qualcuno che mi sembrava diverso… o meglio qualcuno che mi faceva pensare di essere di nuovo in grado di innamorami… niente: solo bolle di sapone… ho iniziato a pensare che sarei rimasta da sola a vita… Adesso ho smesso pure di pensare. Semplicemente non mi pongo più il problema! Lo so: quando arriverà l’uomo giusto cambierò idea… il punto è che ormai sono abbastanza sicura che l’uomo adatto a me non esista.
Fine della storia!

37 commenti:

  1. leggerò con calma, ma mi chiedo, e se invece che Maria t'avessero chiamato Berenice o Vercingetorigia..quanto avresti scritto poi?????ahahahahah...baciuzzi bidda;PPPPPP

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  2. Madò quanto scrivi Maria...quando parti sei peggio di me, a Natale ti regalo il dono della sintesi..:-))

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    1. Grazie so di averne estremo bisogno... Temo però che appena aperto il pacchetto una voce registrata dirà: attenzione questo regalo si autodistruggerà in 5 secondi : D

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    2. Ogni giorno meno peggio, per fortuna, anche perché sto veramente facendo la brava, seguendo tutte le indicazioni del medico: riposo assoluto, a letto in orizzontale! Due palle... Certo devo far finta di non accorgermi del casino che ho in casa, delle balle di pelo canino che rotolano sul pavimento, della polvere a centimetri... Uffina!

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    3. Che ti frega? pensa a stare bene tu, bacetto...-))*

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    4. Ho paura di ritrovarmi con qualche forma di vita aliena che striscia ed ha più di 4 zampe hehehe comunque prima o poi almeno l'aspirapolvere dovrò passarlo, spero solo di non rimanere 'incriccata' : )
      Sbacioz

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    5. C'è di peggio, per esempio un consigliere regionale che prende 1000 euro al giorno per andare in settimana bianca: pènsaci! :-)))

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    6. E va be' se la metti così non c'é gara, non potrò vincere mai : D

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  3. Chiamami come ti ispira... Non è un problema... Se mi trovi un soprannome a me va bene... Un ragazzo che conoscevo mi chiamava Peste, anche in pubblico; quando chiamava casa diceva a mia mamma che rispondeva mi passa la peste? E mamma rideva... Ergo...
    Per quanto riguarda l'aspetto esteriore in parte calco la mano per autoironia, perché mi piace prendermi in giro da sola... Sono sincera, mi piacerebbe avere un corpo perfetto o quanto meno un seno o un culo da urlo... Ma so che contano molto meno di quello che vogliono farci credere giornali e televisione... So di avere un cervello che ha un suo peso e che spesso fa la differenza... So anche di non essere brutta, anzi... Insomma da questo punto di vista sono come tutte le donne in circolazione sul pianeta :)

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  4. L'idea di usare un soprannome non era un invito a farlo, ma solo un modo per spiegare che non ha importanza cosa usi per rivolgerti a me; da questo punto di vista anche il Bella Gioia con cui chiudi i tuoi commenti è un modo di chiamarmi che usi solo tu, quindi per me va bene, così come solo quel mio amico mi chiamava Peste e nessun altro lo faceva perchè era il suo modo di chiamarmi...
    Al contrario di te io amo i soprannomi specie se dietro hanno una motivazione che non sia la ridicolizzazione del soggetto e mi piacciono ancra di più quando diventa un modo per comunicare solo fra una ristretta cerchia di persone

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  5. Ricordo quando lessi questo post: fu durante il mio ultimo viaggio in Transiberiana e pensa che lo finii a metà del viaggio di ritorno! Battute a parte ricordo che apprezzai la schiettezza e la facilità con cui ti aprivi davanti a chi voleva conoscerti. E ricordo che pensai che forse eri matta a dire tanto di te. Non credo a tutt'oggi che tu sia matta. Tu sei semplicemente così.

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  6. .....tu sììì 'na cosa grann pe meeeeee!!!!!(volevo riagganciarmi a Lid ed esprimertelo in versi ma senza ironia...sai cosa voglio dire bidda)..per me resti Occhi blu che, se proprio dovessi darti un nome, ti chiamerei........Rebecca...ecco mi piace questo per te:))))))

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    1. Non potevi saperlo: Rebecca è il nome di donna che preferisco in assoluto; e piaceva moltissimo anche alla mia mamma e tu sai cosa significhi questo per me... Ti voglio bene specchietto

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  7. Già finito? E gli ultimi undici anni? Riguardo al nome Rebecca, mia madre chiamò così una piccola gattina, a cui dava pure le gocce perché non rimanesse incinta. E hanno funzionato, anche perché aveva qualcosa di troppo, per essere femmina.

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    1. Se aggiungevo anche gli ultimi anni diventava troppo lungo ahahahaha
      Zione che onore averti qui due volte di seguito
      Sono commossa
      :D
      Saluti a mamma e pure a rebecco :)

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    2. Rebecca ha cambiato giardino, si è fatto adottare da un vicino. Ora gira col collarino e si fa chiamare Roberto. Un abbraccio, nipotazza.

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    3. IO AMO QUEST'UOMO, SAPPIATELO !!! Ciao zione

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  8. @Mandy e come diceva mia figlia da piccola..pure io.. tallo tallo;))
    @Gigì sei...sei ...sei ..un pazzo scatenato...ahahahahah

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    1. : )
      Mi piace tallo tallo
      Mi ricorda il saluto di Mork a Mindy nano nano

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  9. ok, l'ho letto in due giorni, un po' ieri e oggi ho finisto :-))
    Mandy, a me va di chiamarti così, mentre leggevo pensavo che parlassi di anni molto indietro perchè anche i miei genitori mi hanno indirizzato a fare quello che a loro sembrava giusto, invece tu sei mooolto più giovane
    Non cerco giustificazioni per i tuoi o i miei ma fare i genitori è un lavoro difficile e faticoso, l'ho imparato e continuo ad imparare sempre qualcosa di nuovo, però i miei figli hanno studiato e stanno studiando quello che hanno voluto, magari ho cercato di consigliarli ma non mi sono permessa di obbligarli a scelte non volute questo proprio come effetto di quello che ho vissuto io
    Ti lascio un saluto e un abbraccio leggero

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    1. Ciao dolce Lili, grazie per l'impegno e la pazienza che hai messo nel leggere : )
      I miei genitori appartenevano alla vecchia generazione, del resto devi considerare che stiamo parlando di due persone nate nel 1924 e nel 1935 cresciute in un mondo diverso da quello che ha accolto me... Ce l'hanno messa tutta per fare ciò che in realtà nessuno ti insegna, ma che impari man mano sbagliando...
      Mandy è molto carino, basta che non lo raddoppi se no sembra Candy Candy ; )
      Un sorriso

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  10. Occhi blu..stavolta ho letto tutto e....rafforzo la mia opinione..nulla accade per caso, incroci qulcuno e "senti"a pelle che in c'è molta somigliaza ..vero Rebecca?!?:))))baciotti:)

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    1. Rebecca occhi blu non é male....
      Ciao specchietto, sorriso a 32 denti :D

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  11. Anche se di vita non ne ho vissuta tantissima (ma nemmeno poca poca, va) nel corso degli anni ho capito che fare i genitori è un casino bestiale. Sbagliare a volte è inevitabile,i genitori perfetti non esistono perchè sono esseri umani anche loro. Però ho visto tante situazioni e ho capito che i miei, nonostante qualche errore l'abbiano fatto con me, sono riusciti a darmi tanto rispetto ad altri che ho visto. Diciamo che, tranne i casi disperati, gli errori forse alla fine si compensano, anche se viverli nel momento in cui accadono fa rabbia, perchè si pensa "ma come fanno a non capire il proprio figlio". Io credo che tutto serve, anche le difficoltà, perchè poi sono quelle che ti forgiano e ti portano ad essere quello che sei oggi, e nel tuo caso il risultato è che sei una gran bella persona. Ciao mandorla, buona serata :-)

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    1. Ciao mist, grazie della visita...
      Il rapporto con i genitori secondo me attraversa sempre delle fasi uguali più o meno per tutti
      All'inizio quando siamo piccoli li veneriamo e pendiamo dalle loro labbra
      Nell'adolescenza li attacchiamo e li contestiamo perchè "non capiscono niente"
      Poi per fortuna si cresce e si comprende che ci amano più di ogni altra cosa, che tutto quello che hanno fatto lo hanno fatto pensando fosse il nostro bene, che per noi sarebbero disposti a farsi ammazzare, che per noi hanno sofferto quando siamo stati male e gioito quando eravamo felici, che noi e solo noi siamo lo scopo della loro vita, che ce l'hanno messa tutta, senza paracadute... Insomma che sono la cosa migliore che potesse capitarci...
      Poi ci sono le eccezioni, ma in linea di massima alla fine il rapporto si aggiusta e trova un equilibrio fatto di amore e rispetto reciproci
      Poi la ruota gira ed allora i ruoli si invertono
      Loro hanno bisogno di noi e diventano un po' bambini
      E noi gli adulti che cerchiamo di stargli dietro
      Io ho amato ed amo i miei genitori e la mia famiglia come non potrei forse amare nessun altro
      La mia gratitudine per i sacrifici che hanno fatto per me è infinita
      E niente di quello che ho cercato di fare dopo e che sto facendo ora potrà mai pareggiare il conto
      Si dice che basta un genitore per 100 figli, ma non bastano 100 figli per un genitore
      Io credo sia profondamente vero
      Io non so se sono una bella persona, ma so che ci vuole una persona speciale e bella per accorgersene, perchè solo una bella mente può riconoscerne un'altra
      Ti abbraccio e torna quando vuoi

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  12. Io invece t'ho letta tutta d'un fiato, mi sono pure appassionata. Tipo fammi vedere se poi s'è laureata, zitata o maritata. Invece ti sei fermata...:-(

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    1. Heheeh vabbè dai tanto post dopo post le risposte arrivano...
      Comunque se hai letto tutto in una volta senza nemmeno la pausa pipì sei un mitoooooo
      Ciao Fra' ti bacio
      : )

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  13. Ho avuto un problema nel pubblicare perché questa piattaforma così come l'altra del resto non va molto d'accordo con il sistema Mac e con Page, quindi a volte pubblico con un font ed una impostazione ma poi mi ritrovo tutt'altro così mi tocca eliminare e rifare tutto... C'è anche da dire che io sono super imbranata con la tecnologia... Comunque adesso il post è sistemato :)

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  14. Per me ti puoi chiamare come vuoi....tanto ho la grande fortuna ed il piacere di poter parlare con TE. Quindi so...dietro a quel nome si cela una persona attenta, che si racconta e che sa ascoltare. Quindi...potresti cambiare nome ogni giorno, perchè sono le TUE parole a rappresentarti. E le azioni coerenti, così come hai dimostrato su altra piattaforma. Bacio.

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    1. : )))
      Ok lanciamo il toto nome
      Anche se temo che niente potrá battere Rebecca Occhi Blu

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  15. Questo post è stato un viaggio....Ti scrivo in mail.

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    1. Dani che bello, mi hai lasciato un messaggio.... Ho letto la tua splendida mail e ti ho anche risposto. Mi ucciderai, perché la risposta è lunga quasi quanto questo post, altro che viaggio! A proposito, se non ricordo male si diceva così anche dell'LSD hahaha. Torna se e quando vuoi

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