Del perché c'è il bollino rosso all'ingresso del mio blog

Del perché c'è il bollino rosso all'ingresso del mio blog.

Voglio sentirmi libera di parlare di qualunque cosa gironzoli per la mia testolina con il linguaggio che riterrò più appropriato all'argomento o anche solo al mio stato d'animo del momento; e voglio che anche chi commenta i miei post possa fare altrettanto; ma non voglio urtare la sensibilità di nessuno. I contenuti forti di un blog non sono necessariamente legati al mondo del sesso: si può parlare in termini crudi anche di politica, religione o dei litigi col vicinato.
Io parlo e scrivo esattamente come vivo: pane al pane e vino al vino, chiamando le cose col loro nome, perché non ho mai avuto paura delle parole. Quindi amici e nemici, passanti di una volta e masochisti fissi, qui si scriverà di tutto, ergo chi vuole resti, chi non vuole vada.
Tutti i commenti sono benaccetti, anche le critiche, purché fatti con intelligenza (per chi la possiede) e con rispetto (che invece pretendo da tutti). Non ho messo la moderazione ai commenti e non cancellerò niente di quanto scriverete, ma ognuno si assuma la responsabilità di ciò che lascia ai posteri e sappia che corre il rischio che io gli risponda.
Rispetto le persone che si sentono offese da alcuni tipi di linguaggio o di argomenti: per loro ho messo le avvertenze sui contenuti del mio blog, ma è un'arma a doppio taglio, perchè chi continua a leggere poi non venga a farmi la morale! Al di lá di qualche imprecazione che non è necessario comunicare alla sottoscritta, non si curi di me ma guardi e passi...
Per sapere chi è lo smanettone con polluzioni notturne che ha reso necessario questo chiarimento andate a leggere il 'Post nudo e crudo' del 18 Settembre 2012

martedì 25 giugno 2013

Il lavoro nobilita l'uomo, la donna un po' meno, a volte

Ho scritto e pubblicato questo post a Marzo 2012.
Uno sfogo per non esplodere o, peggio, implodere...
Prima di farvelo leggere vorrei fare alcune premesse.
Lavoro in questo posto dalla metà del 2008 e sono successe e continuano ad accadere cose incredibili; della stragrande maggioranza NON posso scrivere perché potrebbero ritorcersi contro di me .... se solo avessi le prove ... ma non le ho ... ho testimoni che non vogliono parlare ... alcuni ... altri che parlerebbero se ci trovassero qualcosa da dire, ma per loro è tutto normale .. anche questo post fu un rischio, ma stavo davvero troppo male e dovevo sfogarmi ... (Nel vecchio blog avevo messo anche foto mie e quindi ero assolutamente riconoscibile; qui per i motivi che ho già spiegato non ho fatto altrettanto, ma ci sono le foto delle mie bimbe e quindi in un certo senso chi mi conosce può riconoscermi e, se non è esattamente mio amico, potrebbe anche sputtanarmi, perciò devo rimanere nel generico per evitare che quanto scritto possa configurare un reato di diffamazione o che so io)
Da quando ho scritto il post che segue sono cambiate molte cose, alcune solo di facciata, superficiali, la sostanza è rimasta tale e quale, nonostante un parziale cambio al vertice (uno dei due che mi creava problemi è stato spostato); il cambiamento più grosso è stato, a gennaio di quest’anno, il mio trasferimento ‘improvviso’ ad una sede fuori città, senza rimborso spese di carburante e di pedaggio autostradale: se considerate che il mio stipendio è già leggermente decurtato per via della cassa integrazione (per mia fortuna ho un contratto metalmeccanico, quindi anche se faccio solo 20 ore a settimana lo stipendio è quasi normale) e che queste ulteriori spese ammontano a circa 200 euro mensili, vi fate il conto delle difficoltà cui sto cercando di fare fronte. Inoltre la mia nuova postazione di lavoro è peggiore della precedente, semmai poteva essere possibile, e soffrendo di continue emicranie dopo numerosi accertamenti è saltato fuori che mi è venuta una bella sinusite ed ho dovuto già fare due cicli di aerosol con antibiotico. Ma non riesco ad ottenere che mi mettano in un posto più riparato.
Ho provato ad accettare alcune disposizioni, ma non ne sono venuta comunque a capo; da me qualunque cosa si chieda di fare ad un dipendente lo si pretende oralmente... da un anno a questa parte mi sto opponendo al verba volant pretendendo lo scripta manent .. per esempio mi sono rifiutata di accettare un cambio turno comunicatomi a bocca .. purtroppo sono fra l'incudine ed il martello: se li assecondo fanno di me ciò che vogliono.. se li contrasto la mia posizione peggiora.. comunque faccia non ne esco bene.. uno stress...
Mi sono anche resa conto che, con i miei colleghi, l'errore è mio che cerco ancora ostinatamente di far vedere le cose a chi non vuole vederle .. sono un pesce fuor d'acqua .. loro hanno il loro equilibrio e sono io che non riesco ad adeguarmi .. e mi illudo di poter fare adeguare loro al mio .. sono andati avanti per anni senza di me .. chi sono io per dire loro che sbagliano? .. io sono un'idealista, non c'è posto per me qui
A voi il post dell’anno scorso....

Credevo, in 4 anni, di aver costruito qualcosa; credevo di aver seminato se non bene almeno decentemente; non pensavo di trovarmi in un giardino di rose, ma nemmeno in un campo incolto ricoperto da gramigna.
Credevo di aver dimostrato con le azioni concrete di essere fatta in un certo modo, sicuramente non perfetto, ma con sue qualità peculiari e speravo quindi di essere immune quantomeno da un certo tipo di critiche.
Ho sbagliato tutto, non ho capito nulla.
ERRORE – 1° avviso!
Ho scoperto a mie spese che il mio aspetto fisico, non conforme agli standard aziendali, conta più del mio cervello e delle mie competenze.
Ho scoperto che chiunque, anche se –suo malgrado- meno preparato, può sostituirmi anche a scapito dei risultati, perché l’unica cosa che conta è che si veste nel modo giusto.
Lavoro come centralinista/segretaria/cassiera/colei che toglie le castagne dal fuoco altrui/ il Benjamin Malaussène in gonnella della situazione/ varie ed eventuali, nell’officina meccanica di una importante concessionaria di auto a Catania. Non ho un ufficio, staziono dietro una scrivania in una specie di gabbiotto ricavato fra il magazzino ricambi e l’accettazione e con-divido la suddetta scrivania, il telefono, il computer e le due stampanti con altre 3 persone; io la occupo, adesso che siamo in cassa integrazione, solo per 4 ore al giorno, prima erano 8  ma con lo stesso risultato: non ho cassetti personali, non ho privacy, non ho la porta, perché appunto non è un ufficio, non ho nemmeno un appendiabiti per i cappotti, ma in effetti non mi serve... in inverno non c’è il riscaldamento, è tutto aperto, non mi piove addosso, ma se tira vento e fa freddo non hai modo di ripararti e ti devi arrangiare coprendoti il più possibile, che poi è quello che faccio io (calcolate che nei pressi del gabbiotto c’è l’apertura per far entrare le auto e i fuori strada, che è grande abbastanza da farci passare quasi un carro attrezzi, se volesse). In estate, viceversa, si muore di caldo perché là dentro si trasforma in un fornetto dove si superano tranquillamente i 40°C.
Da quando lavoro lì ho dovuto fare due cicli di punture di penicillina perché mi sono tornati i reumatismi al sangue che non avevo più avuto dagli 8 anni in poi, credo. Non posso prendere freddo, ordini del medico! Per cui da Ottobre a metà Marzo circa se vi capitasse di passare da quelle parti e voleste salutarmi, dovreste cercare una sorta di omino della Michelin marrone scuro, con cappello in tinta (sia mai che mischi i colori io) calato fin sopra le orecchie e sciarpona di lana sempre marrone (perché anche noi ‘sciatte’ abbiamo un certo stile) avvolta fin sotto il naso... nel mezzo ci sono un paio di occhiali da vista... non sarà difficile, i miei colleghi indossano la divisa con i colori della casa automobilistica che rappresentiamo e non c’è traccia di marrone; l’altra differenza è che loro sono tutti maschi mentre io no, ma per come sono conciata convengo con voi che non è facile da capire, perché oggettivamente non sono un bello spettacolo.  Ma il freddo è freddo e la salute mi sembra motivo sufficiente per fregarmene dell’eleganza e pensare a salvarmi la pellaccia; tra l’altro non mi sembra molto intelligente andare vestita ‘carina’ per due giorni e poi stare a casa in malattia per altri dieci... e poi diamine mica lavoro in un centro estetico o in un grand hotel o in un atelier di alta moda... è un’officina meccanica!
ERRORE – 2° avviso!
Prima di entrare dentro l’officina si passa davanti gli uffici commerciali, riscaldati e con finto parquet, dove stazionano i venditori, giustamente in giacca e a volte cravatta,  alcune gentili donzelle con vari ruoli, il direttore commerciale ed il presidente (siamo una S.p.A.). Non fatevi stordire dal canto delle sirene ;-) mi raccomando, so che non è facile considerato che le mie colleghe, tutte magre e con corpi perfetti (ahimè), sono spesso con gonne striminzite o con pantaloni che nulla lasciano all’immaginazione e con tacchi vertiginosi già alle 9 del mattino che come cavolo fanno a non morire lo sanno solo loro... ok ok, in parte è invidia, lo ammetto: io adoro i tacchi ma non li so portare, tra l’altro col piccolo difetto al piede che ho (vd. post I 7 vizi capitali di una mandorla amara) mi risulta doloroso stare troppo sull’avanpiede, specie considerato che –a differenza delle succitate- io dovrei sollevare e tenere in equilibrio ben 74 kg (un tempo suddivisi fra massa magra e grassa, ormai solo grassa)! Se riuscirete a superare i gorghi di Scilla e Cariddi arriverete all’officina e, vedendomi, penserete ‘io con questa ci ho pure parlato e mi rispondeva nella mia lingua, ero sicuro appartenesse alla razza umana’...
Quando ho fatto il colloquio di lavoro non mi sono presentata stile vamp, ero normale, come vesto tutti i giorni o quasi.
Non mi sono mai messa certi abiti, nemmeno da giovanissima, quando forse potevo permettermelo, perché non mi sono mai riconosciuta in quello stile, né mi sono mai sentita abbastanza sicura delle mie forme... da adulta ammetto che mi piacerebbe ogni tanto vestirmi ‘secsi’ magari per uscire con un uomo, trovandone uno ovvio, ma nella quotidianità amo la comodità, l’abbigliamento casual, magari -laddove è possibile- sportivo; adoro le mie tute e le mie scarpe da ginnastica... riesco ad essere più femminile solo quando fa caldo, perché metto vestiti e scarpette graziose, ma non ho minigonne nell’armadio né abiti da femminona: non sono mai stata né sarò mai femme fatale, al massimo, forse, potrei risultare, impegnandomi, agli occhi di qualche uomo molto miope o in lunga e prolungata crisi di astinenza da patata, persino sensuale, ma sexy mai, impossibile, non fa proprio parte del mio DNA... ho un cassetto pieno di autoreggenti e calze con reggicalze in pizzo che non ho mai messo, perché la sola idea di sembrare un prosciutto avvolto nello spago, pronto per la stagionatura mi fa passare qualunque velleità femminil/romantica/sensual/shic... Ammettiamolo: quando ti infili in un qualcosa di fasciante e ti accorgi che fuoriescono rotoli qua e là bisogna arrendersi all’evidenza... certo potrei un giorno incontrare un uomo col gusto dell’orrido e magari avere anche io il mio quarto d'ora di secsicità, ma dubito avverrà in questa vita, visto che l’età non è un gambero.
In ogni caso, se anche fossi uguale uguale alla Valentina di Crepax (magari, sarei disposta a vendere l’anima al diavolo!)  non mi vestirei in quel modo a lavoro, per principio; liberi di non credermi, ovviamente...
In estate, dicevamo, riesco a sembrare di nuovo una femminuccia, ma capirete che con 40 e passa gradi che si creano nell’officina (siamo in Sicilia, non so se avete presente cosa siano giugno, luglio e agosto dalle mie parti) non è agevole sembrare fresche come appena uscite dal parrucchiere; di solito mi riduco con il vestito, in originale a tinta unita, a strisce in gradazione, dove le parti scure sono tali perché madide di sudore (che schifo, lo so); idem per il viso, gocciolo anche stando ferma e seduta col minimo sindacale del movimento dei muscoli involontari atti alla respirazione, azzerando anche i pensieri più reconditi per non sprecare energia ed emanare calore ulteriore, con conseguente sguardo spento, anche perché in quelle condizioni climatiche estreme i miei neuroni alzano bandiera bianca già dopo un’ora e cocci!
Credevo che l’essere (quasi) sempre gentile col cliente, il cercare di andare incontro alle sue esigenze nel rispetto degli interessi dell’azienda (mediazione tutt’altro che facile, credetemi), il mostrare professionalità al di là delle condizioni di lavoro e degli stati d’animo interiori, il saper fare le cose per le quali sono pagata e, spesso, anche quelle che esulano dai miei pur variegati compiti, il contribuire –nel mio piccolo- a mandare avanti il lavoro nonostante la cassa integrazione e le paure per il futuro incerto che questa porta con sé, il sorriso e l’educazione del mio modo di pormi, nonostante la maleducazione e l’arroganza di parte della clientela e –a volte- non solo di essa, il tentativo di mediare le richieste più folli pur di lasciare contento il cliente, credevo che tutto questo ed altro ancora, fosse sufficiente per farmi apprezzare nonostante i miei inevitabili difetti...
ERRORE – 3° ed ultimo avviso!
GAME OVER!
A partire dal primo aprile la proposta di uno dei miei superiori, che riconduce alla mia (cito testualmente) trasandatezza nel presentarmi al pubblico, buona parte dell’insoddisfazione dello stesso, e a questa insoddisfazione la causa prima dei mali dell’azienda, è quella di mettermi in un ufficio non aperto al pubblico a rispondere al telefono ed a fare solo le chiamate di follow up; in pratica un declassamento... con, immagino, ripercussioni sullo stipendio visto che passerei dal contratto metalmeccanico attuale a quello per il commercio notoriamente meno tutelato in cassa integrazione, sia a livello economico che di possibilità future di tenersi il lavoro...
La barzelletta è che almeno sarei in un ufficio col riscaldamento in inverno, l’aria condizionata in estate, una scrivania tutta mia, l’appendiabiti e financo la porta a vetri! Dovrei essere felice... forse più in là... al momento sono amareggiata...
Al mio posto metterebbero una collega (terrorizzata all’idea) che PER SUA STESSA AMMISSIONE non sa compilare un assegno, non sa calcolare il resto da dare al cliente, non sa usare il pos per il bancomat e in pratica si confonde ancora facendo semplicemente le prenotazioni nell’agenda perché confonde l’orario di accettazione dell’auto in officina con l’orario in cui la suddetta deve salire sul ponte (in pratica se il cliente chiede di poter lasciare la macchina alle 8 anche se il posto libero per eseguire il lavoro è alle 10 lei confonde questi due orari, sovrapponendo spesso gli appuntamenti uno sull’altro)... Non è colpa sua, faceva altro prima e nessuno ha avuto il tempo di mettersi accanto a lei e spiegarle con calma le cose... sta imparando da sola, ovviamente commettendo errori... Inoltre, contrariamente a quanto sostiene questo mio superiore, non è affatto vero che può imparare il mio lavoro in pochi giorni; io stessa dopo 4 anni ho ancora dubbi su alcuni passaggi e devo chiedere al collega che ha maggiore anzianità di servizio... in più aggiungete che davvero non c’è il tempo di mettersi da qualche parte tranquille per vedere insieme il da farsi... Ma lei si veste nel modo giusto, quindi può fare il mio lavoro che è a contatto col pubblico! Lei non vorrebbe cambiare con me, ma allora perché cappero alla riunione di due venerdì fa, alla domanda del superiore ‘tu hai freddo quando vai di là?’ scaturita dalle mie proteste sulla richiesta di vestirmi diversamente per essere meno ‘trasandata’ ha risposto ‘no’???
Il lunedì passato, primo giorno in cui avrei dovuto iniziare a spiegarle i miei compiti che presto sarebbero diventati suoi, è venuta in minigonna jeans e tacchi alti, al solito...
L’unica possibilità che ho è che lei riesca a convincere il grande capo a farla rimanere dov’è, di modo che, in conseguenza, anche io debba restare dove sono...
Dulcis in fundo a questa situazione surreale è che tutti i miei colleghi continuano a ripetermi: e dai Maria, ma che ti costa adeguarti? In fondo mica ti ha chiesto nulla di che... e lei: ti sembra giusto che solo perché tu ti sei impuntata ci debba andare di mezzo io?
La mia è una battaglia persa in partenza...
Che tristezza!

3 commenti:

  1. Post coraggioso e triste, Mandorla. Non posso darti molti suggerimenti dato che la mia esperienza lavorativa è in un contesto decisamente diverso e il look del personale è l'ultima delle preoccupazioni.Leggevo recentemente di un posto dove hanno licenziato una donna con la motivazione che era troppo sexy e distraeva i colleghi. Sarà. Diciamo che in generale nei luoghi dove i regolamenti vogliono essere troppo stretti uno dei modi migliori di boicottarli è il rispetto paranoico e ossessivo portato all'estremo dei regolamenti stessi, quindi il tuo richiedere gli scripta che manent era già un buon passo. Poi, purtroppo, quella in posizione debole sei tu e fare valere diritti senza nemmeno l'appoggio dei colleghi è una mission quasi impossible.

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    1. Ciao Diavoletto Mio,
      purtroppo non sempre la legge riesce a proteggere chi lo merita: non è cosa facile per il fantomatico 'legislatore' prevedere tutte le possibili sfumature di una situazione per poi legiferarci sopra in modo esaustivo; d'altro canto è giusto e sacrosanto che non si possa colpire qualcuno senza provare che ha torto. Si arriva così al paradosso che è complicato licenziare un dipendente lavativo, ma dimostrare il mobbing è altrettanto difficile. E' un'arma a doppio taglio, perché se è vero che ci vogliono prove per licenziare è vero pure che ci vogliono prove per denunciare un datore di lavoro o dei colleghi..
      Io dal canto mio mi sono iscritta al sindacato e spero che almeno loro possano aiutarmi, anche se le cose successe negli ultimi sei mesi hanno fatto sì che io sia davvero arrivata alla frutta: hanno vinto loro, sono quasi sull'orlo dell'esaurimento nervoso, e l'unica soluzione che vedo per non giocarmi la parte fondamentale del mio essere me, il mio cervello, è interrompere questo rapporto di lavoro

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  2. ... che dire ...
    mi fai dei complimenti così 'importanti' che non so davvero cosa rispondere
    a parte, ovviamente, grazie
    ...
    per me comunque sexy è cosa assai diversa da affascinante
    come tu dici ed io condivido una mente può essere talmente affascinante da scavalcare qualunque altra cosa che, a confronto, risulta piccola e superflua; ma esser sexy è una cosa che io recepisco come esclusivamente 'fisica'
    io ho un viso carino, dei begli occhi, un sorriso che viene spesso definito contagioso, sono alta e nel complesso ho un mio deciso perché, ma non sono sexy
    comunque ribadisco il mio ringraziamento per quanto hai scritto, è bello sapere di riuscire a trasmettere qualcosa anche senza la 'presenza'; in fondo è uno dei motivi che mi spinge a scrivere in un blog, anziché su un diario che resterebbe solo mio e quindi non potrebbe arrivare ad un altro da me
    Ha ragione la fanciulla napoletana: il bicchiere è sempre mezzo pieno contemporaneamente all'essere mezzo vuoto, quindi tanto vale guardare la parte positiva
    ;-)

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